DAL “PACCO” SICUREZZA DI VELTRONI AL PACCHETTO SICUREZZA
LE NUOVE MISURE CONTRO L'IMMIGRAZIONE CLANDESTINA.
Permanenza massima di sei mesi nei centri di permanenza temporanea e assistenza (Cpt), prorogabili fino a diciotto in casi eccezionali. È questa una delle novità più significative dell'accordo raggiunto in ambito Unione europea in materia di rimpatrio di extracomunitari clandestini. Il ministro degli interni sloveno Dragutil Mate, presidente di turno della UE, ha affermato che la bozza di direttiva «è un buon compromesso tra il principio del rimpatrio degli immigrati illegali nei loro paesi d'origine e la tutela dei diritti fondamentali delle persone». Si tratta di un lavoro che era partito anni fa e che ha visto estenuanti negoziati con il Consiglio europeo, l'Europarlamento e la Commissione. Il voto finale è previsto per la prima settimana di giugno.
LE VERITA' NASCOSTE SULLA PRASSI VIGENTE IN MATERIA DI IMMIGRAZIONE CLANDESTINA
In Italia la legge Bossi-Fini prevede che il periodo massimo di reclusione in attesa di rimpatrio sia di trenta giorni prorogabile di ulteriori trenta (fino a sessanta).
Come è noto, il precedente governo di centrosinistra, nonostante proclami preelettorali, non ha inciso -se non in senso peggiorativo- sulla materia: il tristemente noto pacchetto sicurezza ( che sarebbe più corretto definire pacco sicurezza, alla luce dei recenti avvenimenti) ha infatti prodotto risultati molto scarsi: secondo i dati ufficiali della Prefettura di Roma, i rimpatri coatti dei clandestini socialmente pericolosi si contano in numero inferiore al centinaio di unità.
A dimostrazione di quanto siano state velleitarie queste misure di contrasto si devono anche ricordare le direttive e le circolari varate dalla precedente amministrazione del Ministero degli interni che, sulla scorta di un'asserita umanizzazione del trattamento detentivo dell'irregolare, hanno di fatto allargato le maglie del controllo dell'immigrazione clandestina.
Per sgombrare il campo da equivoci e per fornire una lettura obiettiva e non ideologica della questione, è bene chiarire che a seguito dell'approvazione del Trattato di Schengen (di cui l'Italia è firmataria) già da tempo è previsto un doppio binario di trattamento per le persone che circolano e risiedono in Europa: libera circolazione per i cittadini comunitari, controllo effettivo e serio di identità per gli extracomunitari, previa regolamentazione del loro accesso.
Oggi, la permanenza coatta nei Cpt è prevista per coloro i quali vengono fermati in uno dei 27 paesi dell'Unione senza permesso di soggiorno e hanno una nazionalità incerta che non consente l'espulsione immediata. Il periodo di detenzione è funzionale all'accertamento dell'identità.
A legislazione vigente, dunque, non si capisce quindi il senso di polemiche del tutto strumentali sull'asserita natura “razzista e xenofoba” della normativa Bossi Fini (che tra l'altro è solo una modifica della precedente normativa, la Turco-Napolitano..dice niente il nome?).
Infine, non bisogna dimenticare che sono sempre gli strumenti internazionali (la c.d., Convenzione di Dublino) a rendere assolutamente necessario il trattenimento dello straniero apolide o richiedente asilo politico, proprio in virtù di esigenze procedimentali (il Paese competente ad esaminare la domanda di asilo è individuato secondo un criterio logico e cronologico, cioè è il primo Paese comunitario al quale accede il richiedente asilo, al netto dei transiti) e sostanziali ( il trattenimento serve a valutare la sua posizione giuridica e accertare la sua identità, prima che possa essere esaminato dalla competente commissione per il riconoscimento dello status (in Italia, la Commissione è incardinata presso i maggiori UTG).
Inoltre, sempre de iure condito, occorre ribadire che sempre gli strumenti internazionali distinguono nettamente il migrante economico (che costituisce circa il 90 % dell'immigrazione irregolare che approda nel nostro Paese) da altre figure di migranti legati a ragioni molto più gravi: la Bossi Fini prevede già (sia pure in nuce) meccanismi di tutela dei soggetti che fuggono da persecuzioni politiche o razziali (comunque non per motivi economici).
L'Unione europea, dunque, con la direttiva di prossima emanazione, ha semplicemente ritenuto necessario andare alla ricerca di regole comuni per evitare trattamenti eccessivamente diversificati.
IMMIGRAZIONE E CRIMINALITA'
La questione immigrazione è oggi anche in Italia al centro dell'attenzione politica nazionale, declinata come questione criminale. Tra coloro che commettono più reati vi sono senza dubbio alcuno i c.d. Neo comunitari: i cittadini i rumeni.
Nell'anno passato, 16.558 sono stati i furti commessi dai rumeni, 1.723 le rapine. Altissimo è anche il numero di denunce per lesioni dolose, ossia 1.872.
Nella triste graduatoria di reati commessi da immigrati i rumeni sono immediatamente seguiti dai marocchini con 3.333 furti, 1.254 rapine.
Degno di attenzione è anche il sistema penitenziario italiano, per vedere quali sono le nazionalità più rappresentate. I marocchini sono al primo posto con 3.804 detenuti, pari a oltre il 20% del totale della popolazione detenuta straniera. Seguono i rumeni con 2.636 presenze e gli albanesi con 2.235. In crescita la pattuglia cinese con 258 detenuti.
In termini percentuali, dunque, gli stranieri commettono principalmente crimini contro il patrimonio (29% del totale dei reati commessi da non italiani) e in violazione della legge sugli stupefacenti (24,8% del totale). In quest'ultimo caso si tratta di violazioni percentualmente doppie rispetto a quelle degli italiani. Il 19,2% dei delitti commessi da immigrati riguarda reati contro la persona (omicidi, lesioni, violenze sessuali).
Ne consegue che non è vero che la legge Bossi Fini produce nuovi detenuti, perché solo il 4,8% degli stranieri è in carcere per violazione della legge sull'immigrazione.